Complesso della Santissima Trinità
 
Complesso della Santissima Trinità
 

Il complesso della Santissima Trinità di Venosa è tra i più importanti siti monumentali dell’Italia meridionale. A renderlo unico la stratificazione di presenze romane, longobarde e normanne che emergono dalle strutture e raccontano secoli di storia.

 

Il grande complesso abbaziale si compone della Chiesa antica (o vecchia) e dell’Incompiuta (o nuova), la cui costruzione non fu mai portata a termine. Le ipotesi sulla sua fondazione appaiono ancora controverse. Per alcuni studiosi venne innalzata dai Benedettini prima della venuta dei Normanni. Il nucleo originario è costituito da una Basilica Paleocristiana sorta tra il V ed il VI secolo, ove in precedenza vi era un tempio pagano dedicato a Imene. La basilica romanica nel 1059 venne consacrata da papa Niccolò II; Nello stesso anno Roberto il Guiscardo volle rendere la chiesa il sacrario degli Altavilla e quindi fece portare, all’interno, le salme dei suoi fratelli Guglielmo “Braccio di Ferro”, Umfredo e Drogone (successivamente verrà anche lui sepolto qui).

 

La chiesa antica presenta una struttura paleocristiana con pianta basilicale e un’ampia navata centrale con l’abside posta sul fondo; questa lineare struttura nel corso del tempo ha subito varie mutazioni a partire dal VII secolo, fino alle ricostruzioni ad opera di Longobardi (nel X secolo) e Normanni (tra il XI ed il XIII secolo). L’ingresso della chiesa, in stile romanico, è caratterizzato sul lato sinistro da due sculture di leoni in pietra e quattro sporgenze, che corrispondono ad altrettante facciate sovrapposte l’una all’altra nel corso dei secoli. Da destra verso sinistra: la prima sporgenza è di epoca normanna tra il XI e XII secolo; la seconda è longobarda, datata il X secolo; la terza è del VIII-IX secolo e la quarta è l’entrata laterale della Basilica Paleocristiana.

 

La chiesa nuova o "incompiuta" venne iniziato con l’impiego di materiali provenienti da monumenti di svariate civiltà presenti in loco, tra cui romana, longobarda ed ebraica. Il suo progetto risale al XII secolo, quando la Chiesa Antica venne giudicata un luogo inadatto di contenere un certo numero di fedeli, quindi si optò di architettare un vasto ampliamento dietro l’abside, con il fine di creare un’unica grande basilica. I lavori, finanziati dai Benedettini, iniziarono verso la metà del 1100 ma i ritmi andarono man mano scemando, a causa dell’altalenante patrimonio del monastero e anche perché questi furono costretti ad abbandonare Venosa, causa la soppressione del loro Monastero per volere del papa Bonifacio VIII nel 1297. Costui assegnò, nello stesso anno, il complesso ai Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme (in seguito noti come Cavalieri di Malta), poiché avevano perso i propri possedimenti in Palestina durante l’ultima Crociata. L’Ordine non prestò attenzione all’impianto monastico della nuova chiesa e stanziò il proprio quartier generale all’interno di Venosa, precisamente nel “Palazzo del Balì”. Da quel momento, la struttura non venne più completata.